Imprinting


Quando penso al mio Imprinting, che in etologia è la forma di apprendimento di base in un periodo della vita detto periodo critico, penso a qualcosa o qualcuno che mi ha formato, che mi ha dato, senza accorgersene, un’ “impressione” di quelle che non hanno bisogno di essere tirate fuori dal “cassetto” perché sono dentro di noi, ogni giorno e in ogni momento.  Se penso a tutto questo penso al Circeo, alla casa al mare che apparteneva a mio nonno, quella che tanto voleva e che ha deciso di comprare, insieme al suo adorato fratello, quando è nato mio padre. Quella casa non è propriamente “casa mia”, ci ho passato da sempre solo i mesi di luglio e di agosto, ma nessun posto mi da la sensazione di sentirmi al “mio posto” più di questo. Non c’è posto che, più di questo, mi ha fatto prendere coscienza del mondo e del MIO mondo.

La nostra casa al mare si trova a due passi dal Circeo e qualcuno in più da Terracina, in una vietta piccola con il cancello esterno e tante ville a destra e sinistra.  Ricordo con un sorriso la voglia enorme di arrivare li, l’entrata dal cancello esterno e il  mare in fondo, in un punto di fuga perfetto tra i muri delle villette. La casa nostra si trova a metà di questa via e la si riconosce dalla scritta su ceramica del cognome di famiglia e dai quattro pini che escono dal cortile interno, quattro come i figli di nonno e suo fratello. Il vialetto con le siepi basse, su cui a turno qualcuno inciampava, che portava fin dentro all'ingresso e le mille mandate di chiavi che ci separavano dall'interno. Dentro la casa è sempre stata abbastanza a “misura d’uomo”, un salotto e una sala pranzo abbastanza grande  con due divani-letto  e un caminetto , la cucina con le mensole, gli sportelli semi-rotti e le mattonelle marroncino chiaro e le tre camere, ognuna assegnata da anni alle varie famiglie e se queste non bastavano si dormiva insieme, tanto era uguale. 
La meraviglia era lo spazio esterno che appena arrivati cambiava configurazione. Tavoli da pranzo con la tovaglia colorata, il tavolo per giocare a carte in mezzo al prato, il barbecue, l’altalena, le bici ovunque, le sedie dei miei nonni e quella casetta con lo scivolo che io e mia sorella tanto adoravamo. Appena arrivati io e mia sorella prendevamo le bici dalla soffitta e ci precipitavamo nel vialetto che portava al mare. I miei nonni e i miei genitori dietro di noi, a piedi, che ci seguivano e ci urlavano di fare attenzione alle curve e alle macchine che sbucavano dalle vie laterali. Il mare era ed è sempre bellissimo, la spiaggia grande e curata, lo stabilimento con i giochi per i bambini e i ragazzi e gli scogli sulla sinistra su cui, con nonno, andavamo a prendere i granchi per poi ributtarli in mare. Sulla destra la montagna della maga circe che ognuno vedeva  a modo suo, il naso dove un altro vedeva la fronte, i piedi dove un altro vedeva il ginocchio. Il mare era limpido, con fasce di colore indefinite, dall'azzurro al blu scuro, che si perdevano all'infinito. Il rumore delle onde,  la sabbia asciutta che scottava sotto ai nostri piedi e quella bagnata con cui giocavamo per ore.

Più di tutto questo che descrive spazialmente il posto del mio “imprinting” la lettura esperienziale è quella su cui fondamentalmente si basa la mia scelta di scrivere su questo luogo.  Si perché su questo scenario mi muovevo io e la mia famiglia, la cosa più bella e che ho e a cui decisamente  devo gli “apprendimenti e le impressioni” più importanti.  La casa al Circeo era ed è per tutti noi un luogo di pace assoluta in cui la vacanza assume un significato diverso. Ricordo che qui imparai ad andare in bici e mia sorella fece lo stesso, ricordo che ero li quando mio nonno le tolse le rotelle e lei partì per poi cadere a terra qualche metro dopo con il ginocchio sbucciato. Ricordo i miei nonni seduti uno a fianco all’altro ,in cortile all’ingresso, che leggevano i giornali e si confrontavano animatamente su qualsiasi cosa. Ricordo mia nonna con la parannanza addosso che perdeva le ore in cucina, il suo mondo, per preparare a tutti il pranzo  e quando finiva veniva in spiaggia con la sdraio e ci guardava giocare mentre l’altra nonna ci accompagnava a fare il bagno per poi guardarci con l'acqua fino alle ginocchia. Ricordo le passeggiate lungomare che facevamo con nonno e le gare per raccogliere più conchiglie e quando mia sorella trovava quella più bella correva a prenderla per precedermi, ma poi finiva sempre per regalarmela. Ricordo i miei genitori che venivano nel week-end dopo il lavoro e non perdevano neanche un minuto per giocare con noi tutto il giorno, ininterrottamente. Ricordo quando tornavamo dal mare il pomeriggio al tramonto e sentivamo già dal vialetto esterno gli uomini giocare a carte sul tavolino fuori, le risate e gli scherni ai miei nonni che dicevano di avere meno fortuna dei più giovani perché perdevano quasi sempre pur essendo più esperti. Ricordo il barbecue del venerdì o del sabato sera con papà che insegnava a me e mia sorella a sventolare sul fuoco per mantenerlo acceso.  Ricordo le sere tutti seduti fuori, chi sulle scale chi sulle sedie, a chiacchierare e ridere fino a tardi, aspettando  gli “schizzi” che innaffiavano il prato a mezzanotte e che piacevano tanto a me e a mia sorella. Ricordo le passeggiate notturne e le chiacchierate sul molo, illuminato solo dalle luci soffuse dei lampioni e delle barche. Ricordo le  albe meravigliose, tra le montagne verdi, che ogni mattina mi vedevo con le mie nonne e che in qualche modo riviviamo ancora come un momento “nostro” e speciale.
Penso che il posto in cui ci si sente a casa è anche  quello in cui ci sono le persone che per te sono “casa”, la casa al Circeo sarebbe probabilmente stata una casa come tante altre, ma rimane per tutti noi un posto piacevole e accogliente in cui i ricordi sono così vivi che ti sembra ancora di percepirli e ricrearli. Il profumo del mare e della carne alla brace bruciata, l’abbraccio dei nonni e le chiacchierate in riva al mare attaccata al loro braccio, il sorriso delle nonne che parlavano tra di loro e ci guardavano giocare, la risata di mia sorella e il rumore delle onde, i giri sulle spalle di mio padre e i giochi in riva al mare con mia madre. La mia casa al mare, con la mia famiglia, è il mio “Imprinting”. Non è in un posto eccezionale, non è neanche in una casa enorme o meravigliosa, non è in un paesaggio mozzafiato di quelli che ho visto nei miei viaggi più belli, ma è li, tra quei  quattro pini , il mare che abbraccia la sabbia,  le tavolate e i giochi in giardino, tra le risate e gli abbracci della mia famiglia che ho avuto le mie sensazioni ed emozioni più “impressionanti”.

Un nuovo polo che ti avvicini alla sensazione di essere a "casa"
Il tema del cibo multietnico in un'area così centrale ha lo scopo e l'obbiettivo di farla diventare, con la realizzazione del progetto, un nuovo polo attrattivo e che crei relazioni tra persone di ogni età, etnia e genere. Proprio perchè "casa" possono essere tante cose, situazioni e persone, il progetto va a dare al quartiere un nuovo punto di ritrovo in cui la condivisione del "diverso" è il tema di base e in cui ci si possa sentire, in qualche senso, al "proprio posto" pur essendo anche molto lontani da questo . 


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